In Italian for those who can read Italian i'm pretty sure nobody can.Vito who used to post here was able to read Italian and understand Italian amongst many other languages
http://roma.repubblica.it/cronaca/2014/08/26/news/solo_sempre_chiuso_in_casa_ossessionato_da_coltelli_e_torah_ho_avuto_paura_per_i_miei_figli-94442408/ Parla il padrone della villa: "Era ossessionato dai coltelli, voleva arruolarsi in Israele, ho avuto paura per i miei figli"
Intervista con Giovanni Ciallella, che ha avuto in casa Federico Leonelli: "Nel periodo in cui è stato mio ospite, a partire dal 26 giugno, non è mai uscito da casa. Passava 23 ore su 24 chiuso nella sua stanza, una dependance nel seminterrato accanto alla lavanderia"
di LORENZO D'ALBERGO
Invia per email
Stampa
26 agosto 2014
0
LinkedIn
0
Pinterest
Parla il padrone della villa: "Era ossessionato dai coltelli, voleva arruolarsi in Israele, ho avuto paura per i miei figli"
"Voleva andare in Israele e fare la guerra ai palestinesi". Nel racconto di Giovanni Ciallella, il proprietario della villa dell'Eur che da fine giugno ospitava Federico Leonelli, si legge il profilo di un uomo disturbato, un ragazzo fortemente provato dalla perdita della fidanzata e con una serie di inclinazioni quantomeno bizzarre. "Un giorno l'ho visto allenarsi in giardino - ricorda Ciallella - e faceva delle strane piroette, una sorta di ginnastica acrobatica. Si issava sulle braccia e poi ricadeva sui piedi. E in mano aveva un coltello. Quando ha capito che lo stavo osservando, si è nascosto come se fosse un ladro. E poi c'era quella strana deriva religiosa...".
Cosa intende?
"Nel periodo in cui è stato mio ospite, a partire dal 26 giugno, non è mai uscito da casa. Passava 23 ore su 24 chiuso nella sua stanza, una dependance nel seminterrato accanto alla lavanderia".
In quelle giornate passate in solitaria cosa faceva?
"Si dedicava alla religione. Dieci anni fa, quando l'ho conosciuto a lavoro, non credeva in niente. Era totalmente ateo. Ma negli ultimi mesi diceva di aver scoperto presunte origini ebraiche. Aveva iniziato a studiare la Torah, il Talmud e una volta si è fermato anche a parlare del vecchio testamento con me. Poi tornava a navigare su internet e a vedere decine su decine di filmati. Di notte guardava i video dei rabbini a tutto volume e si informava su quanto sta accadendo nella striscia di Gaza".
Che idea si è fatto?
"Nessuna idea, le spiego quello che diceva lui. Mi raccontava di aver incontrato il rabbino di Roma e di essere pronto a unirsi all'esercito israeliano contro Hamas e i terroristi armati di missili. Dalle parole era passato ai fatti, ma due volte gli era stato negato il visto. Mi ha mostrato il passaporto con i bolli di diniego. Era andato anche a parlare con il consolato israeliano. Voleva arruolarsi a tutti i costi".
E Federico era sempre stato così?
"No, dopo la morte della ragazza ha avuto un tracollo enorme. Prima ha abbandonato la sua casa in Portogallo, a Madeira, ed è tornato a Roma dalla madre che nel frattempo aveva avuto un ictus e stava affrontando un lungo coma. Poi mi ha raccontato che la sua famiglia lo aveva praticamente ripudiato. Ha detto che la sorella si era impossessata della casa di via Pigafetta, che lui era stato costretto a trasferirsi prima dal padre e poi ad affittare una stanza in un appartamento di studenti a piazza Bologna. Poi il padre si sarebbe rifiutato di continuare a versargli soldi nel conto corrente".
A quel punto ha deciso di chiedere il suo aiuto.
"Sì. Lo conoscevo da 10 anni, da quando avevamo lavorato insieme su un progetto internet. Dopodiché l'ho perso di vista. Poi è ricomparso con tutta questa storia e mi ha chiesto di ospitarlo. Ha detto che sarebbe stata una cosa temporanea. Al massimo fino all'inizio di settembre. Poi si sarebbe trasferito".
Le pagava un affitto?
"No, l'unico lavoretto che ha fatto in quasi due mesi è stato tagliarmi il prato. Lo ha fatto a Ferragosto. Poi si è richiuso di nuovo in stanza, in quei 30 metri quadrati, circondato dai suoi energy drink. Un appartamento completamente indipendente dal resto della casa. Gli avevo proposto anche di andare in un'altra mia casa, in campagna vicino a Frosinone. Oksana, invece, aveva una camera in casa e stava con noi da novembre".
Si conoscevano? Forse Federico provava qualcosa per la vostra colf.
"No, lui non entrava quasi mai in casa. E se penso che le poche volte che lo ha fatto c'erano anche i miei figli, rabbrividisco. Ma la pista passionale è esclusa. Lui era preso da Israele, dai torti che diceva di aver subito da parte della famiglia, dal padre che lo aveva ridotto in miseria. Lei deve aver visto qualcosa di strano, forse il suo modo di vestire, i suoi anfibi. Oppure potrebbe averlo visto allenarsi. Lui era fissato con tutto quello che riguardava il mondo militare, forse per via del padre. A quel punto lui avrebbe reagito in quel modo".
Oksana le aveva mai detto niente a proposito di Federico?
"Mi ha scritto un sms sabato sera alle 21.30: "Ho paura di Federico". Ma io l'ho letto solo la mattina dopo. Qualche ora dopo sono iniziate le chiamate degli amici. Pensavo a uno scherzo. Poi ho letto su internet, un mio conoscente mi ha assicurato che si trattava di casa mia e ho avuto uno shock. La polizia mi ha chiamato e detto che la vittima aveva i capelli neri. Ho pensato che si trattasse della sorella, visto il rancore che provava nei suoi confronti. Ma si trattava di Oksana. Era bionda, poverina, ma i suoi capelli erano intrisi di sangue".
La sua villa ora è sotto sequestro. Lei è riuscito a tornare in casa? Cosa ha visto?
"Non potrò rientrare prima di
una settimana, dieci giorni. Sono andato solo nella mia stanza per prendere dei vestiti accompagnato da un poliziotto. Non c'era nessun tipo di traccia in casa. Deve essere successo tutto fuori, perché ho visto il sangue sugli scalini in giardino. Dentro niente. Non è entrato".